
DI CESARE PADERNI
Il primo libro che tratta specificatamente di salto ostacoli nella storia della letteratura equestre italiana.
Uomo colto, aveva letto e studiato i “classici” dell'equitazione e proprio per questo motivo intendeva mettere per scritto il suo pensiero a proposito del salto ostacolo mai attentamente studiato dagli autori a lui precedenti.
Paderni, come ancor meglio, lo sarà il suo allievo Caprilli, si rivela un profondo osservatore, uno studioso del cavallo. Nei suoi intenti ha cercato di “far contribuire la natura e l'arte, la teoria e la pratica, in modo da presentare un metodo che faccia conoscere la natura del salto”. Nello svolgimento del discorso si è prefisso di “procedere in modo razionale e trattarne sistematicamente, deducendo i precetti particolari, da leggi meccaniche e dalla natura del cavallo di guisa che il cavaliere, anziché seguire ciecamente il mio giudizio, abbia a consentirvi, convinto della necessità e giustezza dei principi esposti”.
Siamo ancora lontani dal pensiero di Caprilli, ma se vogliamo analizzare a fondo lo scritto, ci rendiamo conto che si sta preparando il terreno per la “rivoluzione” caprilliana.
Il principale merito di Paderni è stato quello di aver portato i suoi allevi in campagna, fuori delle ristrette mura delle cavallerizze. In questo seguiva ed migliorava quanto avevano già intuito e messo in atto, in parte, dati i tempi, i Maestri che lo avevano preceduto nella Scuola sia a Venaria Reale sia a Pinerolo: Otto Wagner e Carlo Le Maire. La loro opera sarà continuata ed elaborata da Caprilli con i risultati che tutti conosciamo.
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